Il supporto psicologico è un intervento che si distingue per l’approccio clinico focalizzato principalmente sulla consapevolezza e la coscienza del paziente, privilegiando il rafforzamento dell’Io piuttosto che l’esplorazione profonda dell’inconscio o il trattamento di patologie psicologiche.
In questo tipo di intervento, si resta più "in superficie", concentrandosi su elementi preconsci o coscienti, che riguardano soprattutto la situazione di vita attuale della persona che si rivolge al professionista.
Il supporto psicologico non è sempre finalizzato a favorire insight profondi, anche se può facilitarli; non ha come obiettivo la ristrutturazione globale della personalità, anche se può, in alcuni casi, costituire una base per ulteriori sviluppi in questa direzione.
Nel corso di un percorso di supporto psicologico, lo psicologo svolge il ruolo di "Io ausiliario" per il paziente, accompagnandolo in un percorso che lo faccia sentire supportato, restando vicino alla sua consapevolezza. Attraverso interventi come la chiarificazione, il professionista aiuta il paziente a entrare in contatto con aspetti di sé che erano poco consapevoli, ma che provocavano disagio.
Quando può essere utile:
Il supporto psicologico può rivelarsi utile in situazioni in cui una persona, che in genere dispone di buone risorse e un buon equilibrio psicologico, si trova ad affrontare una difficoltà, anche temporanea, legata, ad esempio, a una crisi evolutiva o adattiva. Una persona potrebbe attraversare una crisi dovuta a un evento traumatico, come la morte di una persona cara o una separazione, oppure a un cambiamento positivo che, pur essendo desiderato, porta con sé emozioni difficili da gestire. Un esempio potrebbe essere una promozione lavorativa che, pur essendo ambita, genera sentimenti contrastanti e introduce nuove responsabilità che superano i limiti abituali del soggetto. Le crisi evolutive legate ai normali passaggi della vita, come quelle tipiche dell’adolescenza, della menopausa, del pensionamento, del matrimonio, o del diventare genitori, rappresentano altre situazioni in cui il sostegno può essere utile. Queste crisi, pur essendo fisiologiche e parte integrante del processo di vita, possono essere vissute in modo diverso a seconda delle circostanze e delle risorse personali. Talvolta, si risolvono senza particolari difficoltà, ma in altre occasioni, soprattutto se accompagnate da vulnerabilità preesistenti, possono necessitare di un aiuto per affrontarle con maggiore serenità.
Dall’altro lato, il sostegno psicologico può essere indicato anche per coloro che presentano una strutturazione della personalità insufficiente, come individui con fragilità dell'Io e difficoltà nell'esame di realtà. In questi casi, interventi interpretativi tipici della psicoterapia risulterebbero troppo complessi, mentre un approccio di supporto che aiuti a rinforzare l’Io, promuova l’esame di realtà e offra incoraggiamento risulterebbe sicuramente più adeguato e benefico.
Il metodo
Nel contesto del supporto psicologico, uno degli strumenti che utilizzo di più, è la chiarificazione. Questo processo permette di esplorare e rendere più chiari pensieri, emozioni e vissuti legati a specifici aspetti della propria esperienza personale o relazionale, aiutando anche a riflettere sul proprio approccio verso una difficoltà o a comprendere meglio le dinamiche comunicative poco esplicite.
Un elemento fondamentale durante tutto il percorso è l’ascolto empatico e privo di giudizio da parte del terapeuta, che favorisce il proseguimento del lavoro psicologico. Questa modalità di ascolto è costante e presente anche in altre forme di intervento psicologico.
Spesso, lo psicologo si avvale di domande semplici o suggerimenti, ma questi non sono mai diretti o normativi. In un contesto terapeutico, tali interventi assumono un significato particolare, differente rispetto a quanto accadrebbe in situazioni non terapeutiche. Lo psicologo non fornisce risposte o consigli su come il paziente dovrebbe agire, pensare o sentire. Piuttosto, aiuta il paziente a rivedere, articolare e riconoscere le scelte e i pensieri che già emergono da lui nel corso della discussione, ma di cui magari non era pienamente consapevole. Questo processo di chiarificazione e reinterpretazione è possibile grazie alla comprensione dei meccanismi psicologici sottostanti, offerta dal terapeuta.
Questo processo di riflessione può essere facilitato da considerazioni e ragionamenti condivisi durante il colloquio, che permettono al paziente di elaborare in modo più consapevole gli elementi emersi nel dialogo terapeutico.
Così facendo, si promuovono nuove comprensioni attraverso spiegazioni mirate, ad esempio quando lo psicologo sostiene l’esame di realtà, specialmente quando risulta deficitario, e attraverso la verbalizzazione degli affetti. Quest’ultima consente al terapeuta di aiutare il paziente a tradurre emozioni e stati d’animo che, pur essendo vissuti, non sono ancora pienamente riconosciuti o espressi verbalmente, ma si manifestano in modo vago, somatico o comportamentale.